sabato 31 marzo 2012

Aprile

Il caffè lo bevo amaro 
giro nella tazza il cane nel giardino 
i piatti nel lavabo a raccontarti a cena 
la tua impronta calda sul cuscino
Spinge il sole tra le costole 
questo aprile. 

venerdì 30 marzo 2012

Ioni di noi

Di noi, gli occhi a toccarsi 
poi le mani a camminarsi incontro 
aperte all'impudico bocche 
a ferragosto 
e il vino in un bicchiere solo. 


Di noi, due punti e un diametro 
nel paesino di montagna, mentre io 
scrivo nel giardino 
tu goccioli di doccia sul tappeto 
non mi ricordo più dove abitavo prima.

mercoledì 28 marzo 2012


A Fahkra, nostra sorella
Siamo abituati a vedere fiorire i rami e poi sfiorire nell'ordine naturale delle cose non c'è stupore, anzi, anzi, troviamo bellezza in quei sterpi secchi disegnati  contro il cielo, macabre ragnatele di legno e se un passero ci si posa sopra ecco una nota!
Ma questo è l'ordine naturale delle cose e non c'è stupore e forse in quest'ordine ci rientra la donna picchiata, la bambina stuprata,  la figlia reclusa, la sorella cacciata? Non copritevi dietro la nazione o la legge che per finta protegge, la realtà è ovunque tra muri insospettabili e finestre chiuse da tendine con pizzo alla francese.
Non fingete di dormire non tutto è tranquillo, non tutto tace, non tutto rientra nell'ordine naturale delle cose.

Chissà quale è stato l'ultimo pensiero
forse una lacrima scivolata
senza incontrare il ciglio che riposa
forse uno sguardo allo specchio
senza trovare il ricordo di un viso
o semplicemente l'ennesimo giorno negato
ti ha messo le ali per volare via stanca
dei due soldi di pietà spesi tra le pagine di un libro
poi dimenticati nella guerra che uccide
le madri e le figlie per mano dei padri.

Dimmi uomo qual'era la sua colpa?
Che tu sia maledetto giorno dopo giorno
senza tregua in ogni pensiero io ti maledico
e non c'è Dio per assolverti non c'è pietà per te.
Che tu sia maledetto in ogni tuo gesto in ogni tuo respiro
in questi versi dove non riesco a trovare parole dolci
per salutare una sorella  a cui hai reciso il capo
povero fiore senza più primavera. 

giovedì 22 marzo 2012

A Tonino Guerra


Ho camminato con te nell'orto dei frutti dimenticati 
tra la Pera cotogna e la Corniola
 l'Azzeruolo e la Ciliegia Cuccarina. 
Con sguardo divertito mi chiedevi se sapevo
cos'era il Biriccoccolo  
io felice negavo e ridevo e ascoltavo l'acqua 
cantare le foglie in uno zampillo di gioia. 

M'incantavo sotto l'arco delle favole  
tu mi dicevi ridi bambina
ed è vero che l'aria d'intorno era più azzurra
nell'orto dei frutti dimenticati. 

Te ne sei andato a Marzo
dove i fiori di mandorlo sono per le api affamate
  io tornerò nel tuo orto 
ci tornerò a giugno a piedi scalzi nell'acqua 
a novembre con una sciarpa di nebbia intorno al collo 
o forse ad Aprile con tutta la fantasia che ha sonno. 
Te ne sei andato a Primavera
in fiore il tuo meraviglioso giardino di poesia. 

mercoledì 21 marzo 2012

Il sapore di un verso

Vorrei un ago grande
per scucire sogni invecchiati
in un vicolo cieco e appuntarli
con cura in ricamo
sotto la giacca, là vicino al cuore.
Chissà che sapore hanno le nuvole
forse quello di un verso 
quando il verso si incastra
perfetto tra il fango e le stelle.

in questo incessante viversi addosso
perdiamo i profumi leggeri 

che belle le foglie
ignare d'autunno verdeggiano

e le nuvole
sempre pronte a rispondere al vento

negli occhi nuovi scorre la stessa luna
nel brusìo di un mare scontroso 

respiro di pini, domani è lontano
tra i muri di sempre sarò goccia di danza
a passo leggero tra crepe d'inverno
porterò questa notte alla neve

candore 

alle gelide fate rimerò le sirene 
e un giaciglio di teli africani

A mia figlia



Non eri nulla ancora
eppure già intrecciavi i raggi al sole
nello sciogliersi dolce del pronunciarmi madre

Ancora appesa al cielo ti cullavo dentro
e ci univa quel dondolare piano d'ombra
che sfiorava il tuo profilo sopra il muro
a immaginarti bella  a immaginarti mia

Ora che il vento di marzo ti slega i capelli
e sono ventidue le primavere insieme
sempre  più m'incanta quel mare d'Africa a danzarti gli occhi
e le rocce della Sardegna colte a mani piene 
riconosco l'eco di ogni donna che di azzurro ti colora
e mi resta della doglia solo il canto amore mio. 

Sai quando il vento


Specchi, le parole, in cui miriamo o ammiriamo lo spaccato di noi stessi, anche quando crediamo di guardare altro da noi. E-vento, le parole, fanno accadere le cose, accendono micce e poi si trasformano, in un vento tiepido, come quello dalle braci di un fuoco che si spegne. Proprio come accade a noi tutti, anche se non ne abbiamo mai sufficiente e precisa memoria, come ci ricorda Celan nella sua memorabile “Parla anche tu
Parla anche tu  (Sprich auch du)  
Parla anche tu 
parla per ultimo, 
dì cosa pensi. 
Parla — 
ma non dividere il sì dal no 
Dà senso anche al tuo pensiero: 
dagli ombra.
Dagli ombra che basti, tanta 
quanta tu sai 
attorno a te divisa fra 
mezzanotte e mezzodì e mezzanotte.
Guardati intorno:
vedi come in giro si rivive —
Per la morte! Si rivive!
Dice il vero, chi parla di ombre.
Ma ora si stringe il luogo dove stai:
Adesso dove andrai, spogliato dell’ombre, dove?
Sali. A tasto innàlzati.
Più sottile divieni, quasi altro, più fine!
Più fine: un filo, lungo il quale
Vuole scendere, la stella:
per giù nuotare, giù, dove essa
si vede brillare: nel mareggiare
di errabonde parole.  
.
E meraviglie, le parole, tutte, architetture che costruiscono ponti, archi, invisibili controventamenti alle raffiche impetuose delle assenze. Riescono a raggiungere luoghi che, diciamo, non esistono, riescono a dialogare fittamente con chi non è più, o nel presente è lontanissimo, o futuro. Ancora non sappiamo quali altri prodigi riescono a realizzare ma certamente è un ottimo segnale il fatto tangibile che la poesia continui a chiamarle, toccarle, INVENTARLE, dando loro tutto il fiato che serve per farle viaggiare in ogni dove sulla terra e nel cosmo.
.


http://cartesensibili.wordpress.com/2012/03/21/sai-quando-il-vento-21-marzo-2012-giornata-mondiale-della-poesia/

Una folata di poesia, un onore per me essere qui.

lunedì 19 marzo 2012

Farfalle

Ricordo bene il tempo delle lune spente
delle porte sbattute contro il vento
del mio non dormire per non sognarmi addosso

Ho ancora sulla pelle quelle notti      
i fiori recisi dallo stelo e regalati al cielo
e le lacrime nel vederli cadere senza saper volare

Non erano farfalle
e non mi faceva sentire meno sola
vederli come me senza le ali 


Non è stato facile tornare
ritrovare il nome nel perdermi in parole
ricucendo ai rami le foglie ancora verdi 



-non cadute che autunno non si sbaglia-

strappate a morsi poi sputate a terra
come fossero niente
pulviscolo inconsueto su mobili tirati a cera 




Piet(r)osa

E' insonne il fianco denudato alla speranza
che da culla in falce non si trasformi luna

 Tagliava ogni sera con rabbia
mentre un sospiro di stella si celava di nuvola
per non guardare per non gridare
io declinavo verbi all'imperfetto in cantilena
per non morire
ero ridevo volavo vivevo

SPARIVO


Nel rifiuto delle lacrime un bicchiere di sale
potava sul comodino la siepe dei sogni
io mi chiudevo piet(r)osa tra parentesi quadre

noi

Noi siamo semi e sudore 
cedute alle zolle dall'aratro che incede 
siamo asole grandi per stelle troppo strette 
siamo punto di sutura a cucire l'orizzonte 
in un confondersi di onde e nuvole di grano


China d'ombra
l'ombra china il capo al muro 
la lingua cerca il dente e lo guarisce 
fanno pace il seno e la sua spina 
e contro vento il canto si consegna in luce 
al segnalibro di_verso della storia 


di carne al sangue è un annegarsi in gola 
la catena del ricordo intorno al dito
rammendo asole e vino nello sfiorire lento 
di una sera incastonata in remore di sole 
e nubi chiuse al pubblico plaudente 


_la chiave non esiste senza porta_ 


Addormentarmi



in assenza di cancelli aperti 
il guardarmi dentro alla moviola 
coglie silenzi in bilico tra i fianchi denudati e il cuore 
il vento incolla i rami al cielo poi li strappa 
senza lasciar respiro alla memoria 


solo per stanotte voglio che tu sia l'oblio 
dipingi tra le mie cosce il desiderio 
inventa due ali so che lo sai fare 
che non siano di carta sai 
così può avvicinarsi il sole


voglio addormentarmi così 
grano di povere in cerchio di luna 
respirandoti espirandomi 
il tuo sesso tenero racchiuso nella mano 
tra coltri sazie e occhi di persiane 
addormentarmi. 

Il vento


Colgo silenzi in bilico tra i fianchi denudati e il cuore

il vento incolla i rami al cielo poi li strappa
senza lasciar respiro alla memoria. 

giovedì 8 marzo 2012

Annodatadonna

Se levi una N alla donna, diventa dona, perchè è quello che fa il suo utero accogliente, dona la vita. Se al posto della D ci metti M, allora è Monna che vuol dir madonna, e subito la dolcezza del suo viso ti viene in mente. Se sposti le vocali si trasforma in danno, e qui spiegazione non è proprio necessaria, perchè un suo bacio fa saltar tutto per aria, e poi in romano da Danno te ce "manno", perchè farla arrabbiare non è davvero saggio,credi a me, ci vuole un bel coraggio, e visto che ne ha due, da qui rubiamo G e diventa gonna e subito è arrivata primavera, di gambe snelle e capelli al vento, un sorriso che arriva in un momento. Mettici la T e sarà tonna perchè spesso per ascoltare il cuore raccoglie sacchi pieni di dolore. Se la metti al contrario lei è annod, e allora facile annodare entrambi i versi e Annodata Donna è la palindroma versione!

venerdì 2 marzo 2012

D'Ursolobotomia ( about NoTav & GF)


Sono andata a fare un'ora di ripetizione d'inglese a un ragazzino. Alla fine la madre mi ha offerto un caffè. La televisione era sintonizzata su canale 5, le immagini della NOTAV scorrevano cruente. Vi risparmio i  commenti della signora , tacevo friggendo sulla sedia...stavo per esplodere quando la D'Urso  apparsa improvvisamente con faccia contrita in primo piano sul megaschermo, ha cominciato a blaterare e mi sono ulteriormente ammutolita. Possibile che quella donna che sfrutta tutto, (non  è un giudizio, ma un dato di fatto) dal sorriso per pubblicizzare impianti stupendi a 345 denti, alla ragazzina anoressica che vorrebbe convincere a pesarsi in diretta  (quella volta ho quasi vomitato, e cancellato la sua faccia dal mio telecomando for ever and ever), 


POSSIBILE CHE BARBARA D'URSO SI SIA SOTTOPOSTA A LOBOTOMIA VOLONTARIA E NON ABBIA VENDUTO L'ESCLUSIVA A QUALCHE GIORNALE TIPO FACCIAMOCIIFATTIDEIVIPATREMILA? 


La lobotomia è l'unica spiegazione logica al nastro infinito di cazzate che ha sparato: sembrava un rotolone Regina, non finiva mai. A un certo punto, mentre affermava che la gente della valle ha più paura dei manifestanti che della polizia,  ( qualcuno la informi che sono gli abitanti della valle a manifestare), si  infervorata sulle dichiarazioni di un ospite che affermava come tutto questo sia un'ostacolare insensato il progresso. La conduttrice ha sottolineato che senza la TAV siamo tagliati fuori dall'Europa (quello di prima le faccia notare che siamo già collegati con la Francia, e che la rete ferroviaria già esistente non viene sfruttata nemmeno al 30 % dell sua capacità di trasporto).
Il clou della trasmissione si è raggiunto quando si è affermato che tutto sto' casino per un semplice treno non s'ha da fare, peccato che per quel semplice treno bisognerà scavare 54 km dentro una montagna pacificamente ricca di amianto e di altri materiali gravemente nocivi. Su Luca Abba' naturalmente il sussurro non detto era: se l'è cercata in fondo,  con pietà implicita negli sguardi assenti d'interesse e attenti solo alle telecamere.
Poi  ha detto una cosa carinissima: Noi giornalisti. Adesso, non è che io abbia una simpatia infinita per i giornalisti, soprattutto quelli manipolati come la loro fasulla informazione, ma mettersi sul loro stesso piano, bhè Signora D'Urso complimenti, la sua fantasia è  infinita. Il mio spassionato consiglio è di informarsi, anche solo un minimo, sugli argomenti con i quali intende intrattenere i suoi telespettatori, nel calderone pomeridiano dove mescola con disivoltura scontri NoTav e litigi del Grande Fratello, con un unico appello alla non violenza buono per tutti.
Facessi parte della categoria dei giornalisti pretenderei delle scuse in diretta.Tant'è... mi giro verso l'altra signora, quella che si beveva ogni parola di Santa Barbara con sguardo ammirato, non per le dichiarazioni, ma per come si porta bene i suoi 50 anni, dato di fatto che fa diventare vangelo ogni stupidata espressa con tono partecipato e commosso, tono double face, per reality e realtà . La tentazione di dirle che a suo figlio dell'inglese poco importa e che potrebbe risparmiare i soldi delle ripetizioni è forte, il ragazzo vorrebbe frequentare un corso di fumetto ed è, per altro, bravissimo, ma mamma geme, deve fare l'ingegnere,...e io desisto. Un pò d'inglese non ha mai fatto male a nessuno, e il mio allievo avrà qualcuno a cui mostrare i suoi bellissimi disegni.
AnnaMaria