Si chiama Allegria
questo ridere scomposto di un nonnulla
vagito della luna a illuminare notti
in rigirare d'ombre e luce d'ambra.
Tra muri antichi
un sonnecchiare cheto
di sillabe di scuri e di ventagli
a scacciare mosche e malinconia.
a scacciare mosche e malinconia.
Da seme in fiore
l'accennare gaio della vita
raccontata intorno a un calice di vino
mentre sfiora il vento fili d'occhi e guance
a intrecciare ieri con domani
e oggi ancora rido
è ancora sera
non è giunto il momento dei saluti.
La piazza assorta assorbe
anime e parole per farne
note a margine d'estate.
Si chiama Allegria
questo vivere gitano di musica in crescendo
nomadi noi di giorni in riva al caso
il viso dipinto di poesia leggera
mentre scorre il fiume dei ricordi.
E' già alba mentre scrivo
d'accenti nuovi che parlano di noi.
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